Author archives: Simone Cirone

Mi chiamo Simone Cirone, e sono il titolare di Evo Sistemi, un'azienda che ho fondato con la passione di portare l'innovazione tecnologica e la trasformazione digitale a un nuovo livello. Nel corso degli anni, ho sviluppato una solida esperienza in vari settori cruciali per il successo online delle imprese.SEO (Search Engine Optimization): Grazie a una profonda conoscenza delle dinamiche dei motori di ricerca, sono in grado di aiutare le aziende a migliorare la loro visibilità online, ottimizzando i contenuti e le strutture dei loro siti web per scalare le classifiche di ricerca.Google Ads e campagne pubblicitarie: Ho una vasta esperienza nella gestione di campagne pubblicitarie online, in particolare attraverso Google Ads. Il mio obiettivo è sempre quello di massimizzare il ritorno sull'investimento per i miei clienti, creando annunci mirati che raggiungono il pubblico giusto al momento giusto.Social Media Marketing: Nel panorama digitale odierno, una strategia efficace sui social media è fondamentale. Aiuto le aziende a costruire la loro presenza online attraverso contenuti coinvolgenti e strategie di marketing personalizzate, sfruttando le potenzialità delle piattaforme social per aumentare la visibilità e l'interazione con i clienti.IT e sicurezza informatica: Con una formazione solida nel settore IT, ho una conoscenza approfondita delle infrastrutture tecnologiche aziendali e della loro gestione. Sono particolarmente attento agli aspetti di sicurezza informatica, garantendo che le soluzioni implementate siano non solo efficienti ma anche sicure, proteggendo i dati sensibili delle aziende da minacce esterne.Con Evo Sistemi, mi impegno a fornire soluzioni complete e personalizzate che aiutano le imprese a crescere e prosperare nel mondo digitale. Credo fermamente nell'importanza di rimanere sempre aggiornato sulle ultime tendenze e tecnologie per offrire il massimo valore ai miei clienti.Se vuoi scoprire di più su come posso aiutarti a portare la tua attività al livello successivo, non esitare a contattarmi.

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Impianto di riscaldamento ibrido con caldaia a condensazione e pompa di calore

Scopriamo insieme come funziona un impianto di riscaldamento ibrido con caldaia a condensazione e pompa di calore e quali sono i vantaggi di questa soluzione efficiente e innovativa, capace di ridurre consumi e impatto ambientale.

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Visti i recenti aumenti delle bollette sono sempre più le persone che, come te, decidono di affidarsi a sistemi che garantiscano un risparmio sui costi energetici. Un risparmio che non si traduce solo in termini economici ma, ancora meglio, in un ridotto impatto ambientale che contribuisce alla decarbonizzazione ed alla transizione energetica.

Una delle soluzioni presenti sul mercato capace di garantire un notevole risparmio ed una riduzione delle emissioni di CO2 è un impianto di riscaldamento ibrido. Il sistema infatti riesce a coniugare due tecnologie diverse come quelle della caldaia a condensazione e della pompa di calore in modo da poter utilizzare diverse fonti energetiche. In questo modo il riscaldamento ibridi riesce a garantire un’elevata efficienza in tutte le stagioni in quanto può essere utilizzato sia per la produzione di acqua calda sanitaria che per il riscaldamento o raffrescamento degli ambienti.

Ma come funziona un sistema di riscaldamento ibrido? Quanto si risparmia con caldaia a condensazione e pompa di calore? Esistono degli incentivi fiscali per la sua installazione?

Abbiamo cercato di rispondere a queste domande sull’impianto di riscaldamento ibrido qui di seguito insieme ai nostri esperti. Continua a leggere per scoprire le conclusioni del nostro ragionamento.

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Impianto ibrido di riscaldamento: come è fatto?

Quando si parla di un impianto di riscaldamento ibrido ci si riferisce a un sistema energetico per il riscaldamento composto da queste due parti principali:

  • caldaia a condensazione che solitamente è alimentata a metano o GPL e che rappresenta l’unità interna;
  • pompa di calore alimentata elettricamente e dalle dimensioni piuttosto contenute che è invece l’unità esterna.

Questi due sistemi, è evidente, funzionano con fonti energetiche differenti. Ed è proprio la combinazione di queste due fonti energetiche a garantire un vantaggio economico piuttosto importante per il consumatore finale oltre che un beneficio ambientale non indifferente. Se comunque vorresti ottenere un risparmio ancora maggiore sul gas potresti dotarti di un ulteriore sistema aggiuntivo che sfrutta i collettori solari (solare termico) per la produzione di di acqua calda sanitaria.

Di norma, un sistema di riscaldamento ibrido con caldaia a condensazione e pompa di calore può essere collegato direttamente a un impianto di riscaldamento già esistente. Non è quindi necessario intervenire sui radiatori e sul sistema di distribuzione dell’abitazione. Di fatto, il nuovo impianto di riscaldamento ibrido, sostituisce la vecchia caldaia a muro.

Il punto di forza principale della soluzione ibrida per il riscaldamento è senza dubbio la sua adattabilità. E’ infatti consigliato in qualsiasi condizione climatica ed è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza di riscaldamento – o raffrescamento – di ogni nucleo familiare. Questo perché è anche un sistema intelligente visto che è dotato di un sistema automatico che, in base alle necessità, è in grado di stabilire se sia la pompa di calore o la caldaia a condensazione o entrambe, a lavorare per raggiungere il miglior risultato con il minimo consumo.

L’obiettivo di questo tipo di impianto è triplice. Ricorrere al riscaldamento ibrido infatti ti permetterà di ridurre i consumi di elettricità, di abbattere i consumi di gas oltre che diminuire sensibilmente le emissioni di CO2.

Come funziona una sistema di riscaldamento con caldaia ibrida

Come premesso, il sistema ibrido con caldaia a condensazione e pompa di calore è dotato di un meccanismo di controllo “intelligente”. E’ questo meccanismo a decidere in autonomia se utilizzare la pompa di calore o la caldaia in base ad alcuni parametri come ad esempio la temperatura interna ed esterna all’abitazione. In questo modo il sistema è in grado di ottimizzare da solo i consumi energetici in base alle esigenze reali di riscaldamento.

L’impianto ibrido di riscaldamento prevede il collegamento tra caldaia a condensazione e pompa di calore attraverso due tubazioni. In particolare l’unità interna funziona con uno scambiatore di calore acqua/gas refrigerante, che è del tutto integrato ad un sistema idraulico ed elettronico di controllo.

Il riscaldamento ibrido caldaia e pompa di calore funziona in tre modalità distinte. Come abbiamo anticipato, a gestire l’attivazione delle tre modalità sarà il sistema intelligente dell’impianto. Questo baserà la sua scelta in base a:

  • temperatura ambientale esterna,
  • temperatura di mandata degli impianti di casa,
  • prezzi di gas metano ed energia elettrica che vengono configurati nel sistema.

Le tre modalità di funzionamento della caldaia ibrida invece sono le seguenti:

  1. sola caldaia. Quando all’esterno ci sono temperature esterne rigide (< 0 °C) funziona unicamente la caldaia a condensazione, chiamata a lavorare a pieno regime per riscaldare acqua e ambienti
  2. sola pompa di calore, quando all’esterno ci sono temperature esterne alte (> 7 °C). In questo caso la pompa di calore è alimentata tramite fonti rinnovabili
  3. sistema ibrido che sfrutta entrambi i generatori in contemporanea. Con temperature esterne prossime ai 0 °C il funzionamento della caldaia e della pompa di calore è combinato, e assicura un comfort maggiore sfruttando proprio il fluido preriscaldato presente nella pompa

Solitamente, per una maggiore efficienza, la precedenza sul funzionamento dell’uno o dell’altro generatore di calore viene data alla pompa di calore visto che e riesce a soddisfare l’80% del carico termico annuo.

Quanto risparmio con un impianto di riscaldamento ibrido caldaia a condensazione e pompa di calore?

Scegliere un impianto di riscaldamento ibrido che sfrutta la combustione del gas tramite la caldaia a condensazione e la pompa di calore presenta numerosi vantaggi. Li abbiamo elencati qui di seguito focalizzandoci prevalentemente su quelli economici:

  • Riduzione delle emissioni di CO2 visto che il sistema sfrutta anche la pompa di calore che è in grado di soddisfare l’80% del carico termico annuo.
  • Maggiore efficienza energetica data dalla combinazione di due fonti energetiche differenti.
  • Minori consumi dati dalla maggiore efficienza energetica che si traducono in un risparmio che può variare tra il 30 e il 50%, anche di più visti i recenti aumenti del prezzo del gas.
  • Produzione di acqua calda sanitaria istantanea e più efficiente del 20%.
  • Infine, se vuoi raggiungere un ulteriore risparmio puoi sempre integrare un sistema con pannello solare termico o fotovoltaico per abbattere i consumi elettrici della pompa di calore.

Quanto costa installare una caldaia ibrida?

Il costo di un impianto di riscaldamento ibrido varia dai 10.000 € fino ai 15.000 € a seconda dei modelli e dalla marca. In questo range, oltre a caldaia e pompa di calore, sono solitamente inclusi:

  • i collegamenti idraulici ed elettrici,
  • gli accessori per il montaggio,
  • la relativa manodopera.

A questi costi c’è inoltre da aggiungere la redazione della legge 10 che può costare dai 500 € ai 1000 €, IVA esclusa. I costi di manutenzione, invece, ammontano a circa 80 € ogni due anni.

Quali sono le detrazioni fiscali per l’installazione di un impianto di riscaldamento ibrido?

Come abbiamo appena riportato, i costi per l’installazione di un sistema di riscaldamento ibrido caldaia a condensazione e pompa di calore sono tutt’altro che indifferenti. Tanto che forse ti stai già chiedendo se ne vale davvero la pena sostenerli.

Ma non devi preoccuparti perché stiamo per darti è senza dubbio una bellissima notizia. Esistono infatti delle agevolazioni fiscali che ti permetteranno di risparmiare notevolmente per l’installazione di una caldaia ibrida. Fra queste spicca senza dubbio l’Ecobonus 65% che ti consente appunto di risparmiare fino al 65% sui costi di fornitura e di installazione e che sarà valido fino al 2024

Tale importo ti verrà restituito in 10 rate annuali tramite le detrazioni sull’IRPEF oppure, grazie all’approvazione del Decreto Rilancio potrai decidere di usufruire di un pari sconto in fattura in cambio della cessione del credito cui avresti avuto diritto. In questo modo, anziché aspettare dieci anni per recuperare la detrazione fiscale potrai ottenere subito uno sconto del 65% sulla spesa che hai sostenuto. In ogni caso puoi scoprire di più su questa detrazione cliccando qui.

Conclusioni

Decidere di passare ad un impianto di riscaldamento ibrido con caldaia a condensazione e pompa di calore è sicuramente un primo passo verso il risparmio energetico e quindi anche sulle bollette.

Un risparmio che può essere notevolmente incrementato collegando il sistema ibrido ad un impianto solare termico oppure ad uno fotovoltaico. In entrambi i casi potresti avere accesso ad ulteriori incentivi che ti permetteranno di rientrare del costo dell’investimento sostenuto in tempi ancora più brevi!

Se quindi stavi cercando un modo per risparmiare sulla bolletta del gas senza rinunciare a riscaldare adeguatamente gli ambienti di casa tua adesso lo hai trovato: Il sistema di riscaldamento ibrido con caldaia a condensazione e pompa di calore è quello che fa per te!

Vuoi saperne di più sul riscaldamento ibrido? Compila il modulo che trovi qui sotto con i tuoi dati ed attendi la chiamata del nostro operatore.

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Impianto di riscaldamento domestico: qual è la scelta giusta?

Impianto di riscaldamento domestico: una semplice guida alla scelta giusta del tuo nuovo sistema di climatizzazione invernale

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Il sistema di riscaldamento domestico che va per la maggiore in italia è senza dubbio quello delle caldaie a gas. Fino a qualche anno fa infatti praticamente tutti gli edifici erano dotati di questi sistemi di riscaldamento, fatta eccezione per quelli che non si trovavano lungo la rete di distribuzione del gas. Questi infatti si avvalevano generalmente delle biomasse come la legna da ardere o altri tipi di combustibili.

Oggi la situazione è ben diversa: le alternative possibili per il proprio riscaldamento domestico sono davvero molte e diverse di queste permettono anche di ottenere un discreto risparmio in bolletta. Le nuove tecnologie hanno infatti senza dubbio l’indiscutibile pregio di essere più efficienti e quindi riescono ad evitare i diversi sprechi diminuendo i consumi e quindi riescono a farti risparmiare sulle bollette. Ma qual è l’impianto di riscaldamento domestico più adatto alle tue esigenze?

La risposta a questa domanda non è semplice infatti non esiste una soluzione che possa essere applicata indistintamente a tutte le casistiche. Per scegliere il migliore sistema di riscaldamento per casa tua è innanzitutto necessario considerare diversi fattori come ad esempio la superficie da riscaldare ed il livello di isolamento termico dell’edificio. Inoltre è anche molto difficile stabilire quale si sposa meglio con il proprio tipo di abitazione e con lo stile di vita, nel rispetto dell’ambiente e assicurando costi contenuti in bolletta.

In questa guida abbiamo quindi cercato di riassumere quali sono gli impianti di riscaldamento domestico più diffusi cercando di elencarne i pregi ed i difetti. Continua a leggere per scoprirli.

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Impianto di riscaldamento domestico con caldaia a gas

Come abbiamo anticipato, questo tipo di riscaldamento domestico è quello più diffuso tra gli edifici residenziali italiani. Tuttavia, è anche quello responsabile di una buona fetta di emissioni di CO2 in atmosfera e dei consumi di energia totali. Per favorire il risparmio energetico e quindi un abbattimento delle emissioni di gas serra è quindi fondamentale sostenere la transizione ecologica ed una produzione ed utilizzo più efficiente dell’energia.

In ogni caso, il riscaldamento a gas, almeno prima dei recenti aumenti, era una soluzione dai costi contenuti e dalla facile manutenzione. Questi due fattori, oltre al fatto che non è richiesto alcuno stoccaggio del combustibile, rendevano la caldaia a gas un sistema particolarmente gradito agli italiani. Per alimentare il sistema di riscaldamento più classico e diffuso del nostro Paese, si usa generalmente il gas metano, che oltre ad avere una buona resa è distribuito attraverso un’apposita rete su tutto il territorio nazionale.

Oggi però, il costo del gas metano, specie dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è salito alle stelle. Il ricorso a questo combustibile quindi non è più conveniente come in passato. Oggi infatti sono sempre di più coloro i quali stanno ricorrendo a soluzioni alternative per il riscaldamento domestico. Soluzioni che non garantiscono solo un risparmio economico ma che sono anche in linea con gli obiettivi di risparmio energetico imposti per i prossimi anni dagli accordi internazionali firmati dai nostri politici.

Riscaldamento con caldaia a condensazione

Tra i sistemi di riscaldamento domestico più efficienti e diffusi ci sono le caldaie a condensazione (ne parliamo qui), una sorta di versione 2.0 delle caldaie a gas. Il principio di funzionamento è il medesimo: l’acqua si scalda grazie al calore della combustione ed una volta scaldata circola all’interno dell’impianto di riscaldamento irradiando di calore gli ambienti dell’edificio.

Tuttavia il risparmio di gas è notevole perché le caldaie a condensazione riescono a riutilizzare anche il calore dei gas di scarico prodotti (che normalmente passano nella canna fumaria). In questo modo, questo calore si va ad aggiungere a quello della combustione ed è quindi necessario bruciare meno gas per ottenere la stessa quantità di calore. Ecco perché hanno un’efficienza maggiore rispetto a quelle tradizionali.

Una maggiore efficienza significa anche un maggiore risparmio in bolletta che si aggira intorno al 35%. Risparmio che è ancora più evidente se abbinata a pannelli solari termici (in questo caso si può arrivare fino a un risparmio del 50%). Inoltre, le caldaie a condensazione registrano una diminuzione delle emissioni nocive in atmosfera di circa il 75%

Rispetto alle tradizionali caldaie sono più costose visto che il costo di una caldaia a condensazione varia dai 1.000 euro (le più economiche) ai 2.500 euro, quasi il doppio di una tradizionale. Tuttavia il costo dell’investimento può essere notevolmente ridotto qualora riuscissi ad ottenere l’accesso al Bonus Caldaie che da diritto ad uno sconto in fattura del 65%. Scopri di più cliccando qui!

Tra i vantaggi di questo sistema di riscaldamento domestico c’è senza dubbio il fatto che sostituire una caldaia a gas con un una a condensazione non è affatto complicato. La canna fumaria della prima può facilmente contenere il condotto dei fumi a gas della seconda che ha un diametro molto piccolo.

Dal punto di vista della manutenzione dobbiamo ricordare che è necessaria una manutenzione periodica a norma di Legge al fine di garantirne il massimo delle prestazioni e l’efficienza nel tempo. Una volta l’anno un esperto del settore dovrebbe fare la pulizia dell’apparecchio. Inoltre, ogni 4 anni, deve essere effettuata la prova fumi, ossia un’operazione che ne verifichi la temperatura fumi e i valori di tiraggio.

Impianti di riscaldamento domestico naturali

Caldaie a condensazione a biomassa

Un’altra tecnologia molto interessante sia in termini di risparmi che in termini di riduzione delle emissioni è la caldaia condensazione a biomassa (legno o pellet). La differenza con le normali caldaie a condensazione sta nel tipo di combustibile utilizzato: quelle a biomassa utilizzano appunto il legno o il pellet al posto del gas.

In particolare, gli impianti di riscaldamento domestico con le caldaie a legno, devono avere una certa facilità nel reperimento del combustibile e disporre di un ambiente utile (non umido) per lo stoccaggio del legna. Precisiamo inoltre che per questo tipo di caldaie si possono utilizzare anche alcuni derivati del legno come segatura e truciolati vari. In caso contrario puoi optare per il pellet.

Le caldaie a condensazione a legna o pellet funzionano attraverso combustione a fiamma inversa: la fiamma è orientata verso il basso e la carica del combustibile è collocata nella parte alta dell’impianto. In questo modo, il serbatoio del combustibile può essere caricato al massimo senza che la legna bruci tutta insieme garantendo quindi una notevole autonomia. Esistono poi caldaie “aspiranti” che hanno un aspiratore dietro l’uscita dei fumi, oppure “soffiate” che hanno un ventilatore di fronte all’uscita dei fumi.

Questo tipo di caldaia è particolarmente indicata per il riscaldamento di abitazioni monofamiliari di montagna (dove c’è abbondanza di legna) oppure di piccoli condomini con impianto centralizzato.

Precisiamo inoltre che il costo della legna o del pellet è salito anch’esso alle stelle per effetto indiretto dei rincari del gas. La domanda di questi materiali è infatti aumentata esponenzialmente generando anche un aumento dei prezzi. Pertanto occhio alle spese ed agli sprechi: potresti spendere più di quanto ti aspetti con questo riscaldamento domestico.

Stufe e camini a pellet

Un’alternativa alle caldaie a gas è sicuramente rappresentata dalle stufe e camini a pellet. Il funzionamento di questo sistema di riscaldamento domestico non si discosta molto dal tradizionale funzionamento del camino a legno fatta eccezione ovviamente per il tipo di combustibile utilizzato.

Il pellet è ecologico e, almeno fino a qualche mese fa, abbastanza economico. Inoltre ha l’innegabile vantaggio di poter essere utilizzato in stufe e camini di vario tipo. In commercio ci sono modelli dall’aspetto molto differente, moderni o che richiamano la tradizione del camino a legna. Questi impianti possono anche essere considerati dei veri e propri oggetti d’arredo. Particolarmente utile è la funzionalità di programmazione da remoto che possiedono alcuni camini o stufe a pellet. Questi modelli garantiscono una gestione molto più efficiente del loro utilizzo.

Le caldaie a pellet presentavano, almeno prima degli aumenti, un risparmio in bolletta fino al 50%. Tuttavia hanno un costo che si aggira intorno a 4 – 5 mila euro. Il costo di un sacco di pellet da 15 kg invece era di circa 4 – 5 euro, mentre oggi supera i 12-13 euro. L’alimentazione può essere dall’alto (come per le stufe a pellet, il combustibile scivola sul bruciatore), dal basso o laterale.

Termocamino

Utilizzando invece un termocamino (a legna o pellet) puoi di fatto avvalerti di un riscaldamento domestico in grado di riscaldare tutte le stanze dell’edificio. Grazie ad un apposito sistema di canalizzazione è possibile far circolare il calore attraverso aria o acqua in tutte le stanze degli edifici.

Stufe a bioetanolo

Un’altra alternativa è rappresentata dalle stufe a bioetanolo, estremamente pratiche perché non necessitano di sistema di impianto fisso né delle canne fumarie. Si tratta di una soluzione ecologica e spesso diventa un complemento d’arredo bello da vedere. Si tratta però di una soluzione ancora piuttosto cara.

Impianti di riscaldamento domestico a pompa di calore e sistemi ibridi

Riscaldamento domestico a pompa di calore

Una soluzione sempre più diffusa è rappresentata dall’impianto di riscaldamento domestico con pompa di calore. Le pompe di calore prelevano l’energia termica presente in un ambiente e la trasferiscono in un altro. Non hanno quindi bisogno di generare calore tramite il processo della combustione. Ciò può avvenire sfruttando diverse fonti, tra cui aria, acqua e geotermia. Esistono, infatti, pompe di calore che prelevano energia dall’aria dell’ambiente esterno, altre che sfruttano l’acqua di falda e altre ancora che, invece, scambiano energia termica con il terreno. L’energia, poi, può essere trasmessa all’acqua che circola all’interno di un circuito o direttamente all’aria di un ambiente interno.

Per eseguire questo processo, l’unica energia elettrica necessaria, è quella che aziona il compressone e pochi altri componenti. Essendo quindi un dispositivo elettrico dovrà essere tenuto in considerazione il suo assorbimento di corrente in modo da calcolarne i consumi ed avere una stima dei costi sulle bollette. In ogni caso, anche considerando i recenti aumenti di luce e gas, ricorrere a questo tipo di riscaldamento domestico può garantirti notevoli risparmi in bolletta.

Ma non solo. Si tratta di un sistema polivalente in quanto in grado di funzionare in inverno per riscaldare ed in estate per raffreddare gli ambienti. Il funzionamento estivo, è esattamente uguale e contrario a quello invernale. In entrambi i casi, si ottiene un risparmio energetico rispetto agli impianti tradizionali.

Per raggiungere la massima efficienza, inoltre, la pompa di calore potrebbe essere abbinati a sistemi di distribuzione come il riscaldamento domestico a pavimento, che lavorano a basse temperature.

Il costo di questo sistema di climatizzazione invernale non è proprio irrisorio. L’istallazione, chiavi in mano, di un impianto pompa di calore aria – acqua oscilla tra 5 e 10 mila euro. tuttavia potrai sempre, almeno fino al 2024, usufruire dei bonus fiscali previsti dalla normativa italiana di cui parliamo qui.

Impianti ibridi di riscaldamento domestico: pompa di calore e caldaia a condensazione

In alternativa c’è la possibilità di realizzare un vero e proprio impianto di riscaldamento domestico ibrido. Ci riferiamo alla possibilità di combinare le pompe di calore ad una caldaia a condensazione.

In questo modo, in ogni istante, l’impianto a funzionare sarà quello che, in quello specifico momento e a quelle condizioni, permette la massima efficienza. Ad esempio, quando la temperatura esterna scende sotto i 5°, la pompa di calore ad aria perde di efficienza e, per questo motivo, si innesca il funzionamento della caldaia a condensazione.

A seconda dell’impianto ibrido installato, inoltre, la caldaia può essere alternativa alla pompa di calore o compensarne il funzionamento, con un lavoro contemporaneo e combinato dei due generatori.

Impianto di riscaldamento domestico completamente elettrico

Come abbiamo avuto modo di anticipare, ricorrere al gas per un sistema di riscaldamento domestico, potrebbe non essere più conveniente come una volta. Soprattutto dopo i rincari che si sono verificati in questo ultimo anno, ma non solo per questo. Il gas è infatti di un combustibile che genera troppe emissioni di gas serra. Per questo motivo, ricorrere ad un impianto di riscaldamento elettrico potrebbe al tempo stesso permetterti di risparmiare in bolletta, oltre che abbattere le emissioni di CO2.

Al momento esistono diverse soluzioni per un impianto di riscaldamento completamente elettrico. Tuttavia, la convenienza di questi sistemi di riscaldamento va sempre misurata in base alle caratteristiche degli ambienti da scaldare come la loro dimensione, la località e il costo dell’energia elettrica.

Una prima considerazione è relativa alla combinazione con un impianto fotovoltaico. Grazie ad esso infatti potresti autoprodurre l’energia di cui hai bisogno per far funzionare il tuo impianto di riscaldamento domestico elettrico e gli altri elettrodomestici. Producendo da solo l’energia che ti serve, avrai sicuramente meno bisogno di ricorrere all’energia a pagamento ed in questo modo potresti risparmiare notevolmente sulle bollette.

Tra i sistemi elettrici di riscaldamento ci sono i seguenti:

  • a battiscopa,
  • sistemi radianti a pavimento o
  • riscaldamento a pannelli radianti a parete;
  • a infrarosso.

L’installazione di uno di questi impianti richiede sempre un’attenta valutazione, poiché potrebbe portare ad elevate spese di gestione. In generale, con la tecnologia e le condizioni di mercato attuale, si tende ad utilizzare queste soluzioni in abitazioni di dimensioni contenute o nelle seconde case.

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Impianti di riscaldamento a confronto: quali sono le diverse tipologie tra cui posso scegliere?

I primi freddi ci portano a fare i conti con le consuete spese per la bolletta del gas. Abbiamo messo a confronto vari impianti di riscaldamento per scoprire qual è quello più adatto alle tue esigenze ed alla tua abitazione e di quali incentivi può usufruire

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Finalmente anche noi italiani ci stiamo sensibilizzando sulle tematiche ambientali e la cura del pianeta in modo da cercare di ridurre sempre di più le nostre emissioni di CO2. In linea con questa esigenza, sono sempre di più le persone come te che decidono di cambiare il proprio sistema di riscaldamento.

Tuttavia, non è solo questa la motivazione dietro all’adozione di nuovi sistemi di riscaldamento. Ad influire sulla scelta c’è anche l’aumento vertiginoso registrato dalle bollette di gas e luce che sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie italiane. Visto che i costi delle bollette sono lievitati così enormemente sono in molti a cercare dei metodi di alternativi per risparmiare. Un risparmio che è particolarmente evidente soprattutto sul riscaldamento.

In quest’ottica ti sarai certamente trovato a valutare quale sistema sia il migliore si per soddisfare le tue esigenze in base alla superficie della tua abitazione, sia in termini di risparmio di energia che di denaro. Ricordiamo inoltre che lo stato italiano inoltre contribuisce alla sostituzione dei vecchi impianti di riscaldamento con impianti che utilizzano energie rinnovabili con diverse agevolazioni fiscali di cui troverai i riferimenti più avanti. In questo modo, oltre ad incentivare la transizione energetica, si premiano i cittadini coscienziosi che vogliono cambiare il loro sistema di riscaldamento.

Per questi motivi abbiamo messo a confronto i diversi impianti di riscaldamento fra cui potrai scegliere qui di seguito. Continua a leggere per scoprire cosa emerge dagli impianti di riscaldamento che abbiamo messo a confronto.

Puoi richiedere una nostra consulenza o maggiori informazioni cliccando qui!

Impianti di riscaldamento a confronto: come scegliere il migliore?

Prima di mettere a confronto i diversi impianti di riscaldamento abbiamo ritenuto opportuno ricapitolare quali sono i criteri che dovresti seguire per sceglierne uno. In particolare, nella scelta di un impianto di riscaldamento dovrai tenere conto di diversi fattori come i seguenti:

  • ambiente (montagna o pianura);
  • escursione termica annua;
  • potenza richiesta, che varia in base ai mq e all’isolamento termico dell’abitazione;
  • tipologia dell’abitazione (casa singola o condominio);
  • fonti energetiche disponibili (metano, gasolio, naturali e rinnovabili);
  • necessità di utilizzo (riscaldare casa o acqua calda per uso sanitario).

Una volta che avrai tenuto conto quello che ti consigliamo di fare è cercare di capire quanto costa il tuo attuale impianto di riscaldamento a gas. Per farlo devi misurare il gas che hai consumato in un arco di tempo prestabilito come ad esempio un anno. Puoi farlo tu stesso leggendo sul contatore i mq consumati, escludendo quelli che ritieni di poter attribuire ai fornelli della cucina. Moltiplicando i mq consumati al costo del gas per mq saprai esattamente quanto ti costa riscaldare la tua casa. Grazie a questo dato potrai mettere a confronto i diversi sistemi di riscaldamento in modo da poter stimare la spesa annua che ti ritroverai ad affrontare e capire così qual è il più conveniente.

Impianti di riscaldamento a confronto: le tipologie

Siamo finalmente arrivati al momento in cui mettiamo a confronto le varie tipologie di impianti di riscaldamento per aiutarti a scoprire quello che risulterà essere più adatto alle tue esigenze. Precisiamo subito che le soluzioni per riscaldare casa sono davvero molte pertanto non ti resta che scegliere quella che soddisfa meglio le tue necessità. Una scelta che non è assolutamente facile visto che dovrai considerare i seguenti tipi di impianti:

Continua leggere per scoprire di più sul nostro confronto tra i differenti impianti di riscaldamento.

Impianto di riscaldamento a pavimento

L’ impianto di riscaldamento a pavimento è costituito da un circuito di serpentine posizionato al di sotto del pavimento. L’acqua calda, scorrendo all’interno di queste serpentine, irradia il calore all’interno dell’abitazione. Oltre a diffondere il tepore in modo uniforme, questo impianto ha il pregio di giovare all’estetica dell’ambiente grazie alla totale invisibilità degli apparecchi radianti, rendendo l’ambiente ancora più spazioso.

Di contro c’è che una volta che avrai deciso di installarne uno non potrai fare alcuna modifica strutturale al solaio senza compromettere l’uso di questo impianto di riscaldamento. Inoltre devi anche considerare che il rivestimento del pavimento non dovrà impedire la diffusione del calore, altrimenti l’efficacia di questo tipo di riscaldamento ne risulterà ridotta.

Impianti di riscaldamento a confronto: riscaldamento a soffitto

L’impianto di riscaldamento a soffitto si basa su un sistema radiante simile a quello del riscaldamento a pavimento. Questo significa che l’impianto ricopre una percentuale elevata di spazio della tua casa e diffonde il calore in modo omogeneo. Grazie a questo sistema, le superfici assorbono fino al 90% della radiazione termica e ne irradiano quasi il 100%.

La rete di tubi che compone il circuito idraulico viene posizionata sul soffitto e ricoperta da un controsoffitto preferibilmente in cartongesso per favorire la conduzione del calore.

Impianto di riscaldamento a elettrico

L’ impianto di riscaldamento elettrico non rappresenta una novità nelle nostre case visto che è presente da qualche anno oramai. La novità sta nel fatto che oggi è possibile migliorarne la qualità con lo sfruttamento delle energie rinnovabili, come ad esempio il fotovoltaico. Autoconsumare l’energia elettrica prodotta dal tuo impianto fotovoltaico ti garantirà infatti di non prelevare quella a pagamento dalla rete elettrica nazionale e quindi risparmiare sulle bollette.

E’ inoltre possibile ricorrere all’installazione di termoconvettori e pompe di calore ed aumentare così l’efficienza del riscaldamento elettrico sfruttando al tempo stesso l’energia solare prodotta dall’impianto fotovoltaico. In altre parole, con la moderna tecnologia può trasformare il tradizionale impianto di riscaldamento elettrico in un impianto vantaggioso per le tue finanze e per il benessere del pianeta. Tra le altre cose è possibile anche ottenere degli incentivi fiscali per ridurre la spesa iniziale per installare un impianto fotovoltaico come questi qui.

Impianto di riscaldamento con caldaia

Fra gli impianti di riscaldamento a confronto che abbiamo esaminato non poteva mancare quello con caldaia a gas: metano, gpl o gasolio. La caldaia è solitamente abbinata ai comuni termosifoni e tale impianto è sicuramente quello più diffuso nelle nostre case. Tuttavia esistono anche altri tipi di caldaia come quello elettrico e quello a biomassa, che utilizzano un carburante naturale come il legno o il pellet.

Sebbene questa tipologia di impianti sia conosciuta per non essere particolarmente economica oggi, grazie ai contabilizzatori di calore ed alle valvole termostatiche è possibile ridurre gli sprechi in maniera significativa. In sostanza quindi, grazie alle valvole termostatiche è possibile favorire l’efficienza energetica riducendo gli sprechi e quindi anche le spese in bolletta.

Precisiamo inoltre che, sia per la sostituzione della vecchia caldaia con una nuova sia per una semplice installazione sono previsti incentivi fiscali in grado di ridurne il costo notevolmente. Puoi scoprire di più su questi incentivi cliccando qui.

Impianto di riscaldamento a pompa di calore

Nel nostro confronto fra i vari impianti di riscaldamento non poteva mancare quello a pompa di calore. Quest’ultimo è particolarmente conveniente perché sfrutta le fonti energetiche rinnovabili oltre ad essere particolarmente versatile perché in grado di fornire calore o di raffrescare gli ambienti ad esempio il fotovoltaico. Questo tipo di riscaldamento rientra qiundi tra quelli ad alta efficienza energetica. Tra le altre cose, potresti anche scegliere di installare una pompa di calore aria-acqua, che, oltre a climatizzare l’ambiente, produce acqua calda sanitaria.

È assolutamente vantaggioso nel tempo, ma richiede un investimento iniziale piuttosto elevato. Investimento che però può essere facilmente abbattuto tramite gli incentivi fiscali in vigore (come questi) erogati dallo stato italiano.

Impianti di riscaldamento a confronto: quali sono quelli più moderni e innovativi?

Nel nostro confronto tra impianti di riscaldamento non potevamo non considerare quelli più moderni e innovativi. Questi impianti si stanno diffondendo sempre di più, oramai da qualche tempo, in Europa e nei paesi più evoluti. Una coscienza ambientale sempre più matura impone ai singoli cittadini di scegliere nuovi sistemi per riscaldare le proprie case, riuscendo così anche a tagliare drasticamente i consumi.

Il riscaldamento a zeolite, la caldaia a idrogeno, ed il solare termico in particolare sono i sistemi più moderni e innovativi.

Riscaldamento a zeolite

La zeolite è una pietra dalle alte capacità assorbenti ed è un minerale totalmente ecologico. Basta versarci dell’acqua affinché sprigioni in pochi secondi un calore che può raggiungere gli 80 gradi centigradi. L’ impianto a zeolite è quindi un sistema di riscaldamento in grado di sfruttare questo minerale per produrre calore ed acqua calda sanitaria.

Questo nuovo tipo di impianto di riscaldamento consuma oltre un terzo in meno delle caldaie a gas e a condensazione e non richiede il ricambio del combustibile. Il potere calorifico della zeolite dura infatti oltre 300 anni.

Caldaia a idrogeno

La caldaia a idrogeno ha la sua particolarità nel fenomeno della microcogenerazione. Questo significa che riesce a generare sia calore in modo da alimentare un sistema di riscaldamento ma anche energia elettrica sfruttando solamente l’idrogeno. Questo significa che, in combinazione con un impianto fotovoltaico potrebbe permetterti di staccarti dalla rete di distribuzione dell’energia elettrica.

Per usare l’idrogeno, l’elemento chimico più presente nell’atmosfera terrestre, come combustibile è quindi necessario separarlo dagli elementi con cui è legato come ad esempio l’ossigeno. All’interno delle caldaie a idrogeno vi sono delle celle a combustione in cui avviene la scissione dell’acqua H2O nei suoi due elementi costitutivi ovvero idrogeno e ossigeno. Questo processo a genera un processo che genera vapore che a sua volta rilascia il calore necessario al riscaldamento oltre a muovere le turbine producendo così l’energia elettrica ed innescando un vero e proprio processo di micro-cogenerazione. Ovviamente questa non è l’unica tecnologia tramite cui è possibile ottenere l’idrogeno, ma questa è sicuramente la più conveniente.

Le caldaie ad idrogeno vengono installate come le caldaie a gas, e, almeno esternamente, sono molto simili anche se occupano molto più spazio rispetto ad esse.

Anche in questo caso l’investimento da sostenere per l’installazione di un sistema di questo tipo è abbastanza importante. Per fortuna però esistono degli incentivi fiscali in grado di abbattere notevolmente questo costo di cui parliamo qui.

Riscaldamento solare termico

Proseguiamo il nostro confronto tra impianti di riscaldamento esaminando il solare termico, uno dei migliori e più innovativi sistemi. I pannelli solari termici stanno rapidamente sostituendo le caldaie tradizionali, sia per il riscaldamento delle abitazioni che per la produzione di acqua calda.

Due sono i tipi di impianto solare termico: a circolazione naturale, più economico e compatto, e forzata, più performante e dal costo di installazione più elevato. Quest’ultimo è indicato per coloro che hanno necessità di riscaldare grandi volumi, poiché un sistema a circuito chiuso ne garantisce una resa maggiore nei mesi invernali.

Proprio perché si tratta di un sistema particolarmente conveniente, lo stato ha deciso di sostenere coloro che decidono di installarlo con apposite agevolazioni di cui parliamo qui.

Sei curioso di scoprire quali sono gli incentivi per il riscaldamento domestico in vigore nel 2024? Allora clicca qui e scoprili subito!

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Chi potrà sfruttare ancora il bonus 110 % dopo il cambio di aliquota al 90 %?

Modifiche in vista per il bonus 110. Il governo Meloni sarebbe infatti pronto ad introdurre nuove aliquote di detrazione e nuovi requisiti di accesso. Ecco i casi in cui sarà ancora possibile fruire della maxi-detrazione al 110%!

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Il bonus 110 è una misura senza pace fin dalla sua approvazione voluta fortemente dal governo Conte per rilanciare il settore edilizio. La misura ha infatti subito numerose modifiche, anche ad opera dello stesso governo, oltre che da parte del governo Draghi. Adesso, il bonus 110 si appresta ad essere nuovamente modificato per opera del neo governo guidato da Giorgia Meloni (scopri le ultime novità in merito cliccando qui!).

Il motivo per cui la riforma, così come quelle riguardanti gli altri bonus, sono stati oggetto di così tante modifiche è da ricercarsi nei numerosi tentativi di truffa che sono stati registrati ai danni dello stato e perpetrati tramite le agevolazioni fiscali per l’edilizia. Truffe che hanno superato soglia 6 miliardi di euro anche se solo in minima parte sono da far risalire al bonus 110. Quest’ultimo infatti ha avuto come merito il rilancio del settore edilizio visto che, dati alla mano, ha permesso riqualificazioni delle abitazioni per un totale di 70,30 miliardi di euro.

Tra scadenze che si avvicinano (bonus facciate e bonus barriere architettoniche) e tra bonus che non vanno a genio al neo governo Meloni, sono molte le novità in arrivo. Accanto al mancato rinnovo delle misure appena elencate, c’è la proroga di altre misure al 2024 ed al 2025 già stabilita dai precedenti governi. Tuttavia non vi è dubbio che il nuovo governo di centro-destra voglia mettere mano al bonus 110.

Abbiamo pertanto cercato di fare il punto sulle novità che potrebbero riguardare il bonus 110 dopo l’approvazione della legge di Bilancio 2023.

Se vuoi conoscere le novità sul blocco della cessione del credito d’imposta dopo l’approvazione del Decreto Legge 11/2023, leggi il nostro articolo aggiornato qui.

Bonus 110: la nuova versione dell’agevolazione in preparazione

Come abbiamo anticipato, il governo Meloni è deciso mettere mano al Bonus 110 ed all’intero sistema dei bonus edilizi.

In particolare, tra gli aspetti sotto la lente d’ingrandimento delle modifiche ci sono le aliquote di detrazione della maxi-detrazione ed i requisiti di accesso. Il nuovo governo studia una riduzione al 90 % della detrazione (ne parliamo anche qui) che di fatto anticiperebbe la progressiva riduzione delle percentuali di detrazione già prevista. Infatti secondo la vecchia legge la detrazione dovrebbe passare dal 70% nel 2024 e al 65% nel 2025, ultimo anno del Superbonus.

Premettendo l’intenzione di mantenere inalterata la percentuale di detrazione massima per il 2023, due sono le ipotesi al vaglio del neo governo di centro destra:

  • Rimodulazione delle aliquote di detrazione del Superbonus 110% che passerebbero dal 2023 al 90% per condomini e edifici unifamiliari.
  • Limitazione degli interventi di efficientamento energetico rientranti nel bonus 110 a quelli effettuati esclusivamente sulla prima casa.

Scopri le nuove scadenze per le Unifamiliari che vogliono usufruire del Superbonus nel 2023 cliccando qui!

Superbonus al 90% per condomini e villette, come cambia

L’aliquota del Superbonus ad oggi ammonta al 110%. Tale aliquota rimarrà la medesima anche per i condomini per tutto il 2023 per poi attraversare una progressiva riduzione a partire dal 2024 facendola passare al 70% e al 65% nel 2025.

Tuttavia, come abbiamo già avuto modo di spiegare, nei giorni scorsi si sono susseguite una serie di voci circa la possibilità di una rimodulazione delle aliquote del bonus 110 già a partire dal 2023. In particolare, sul tavolo del governo è spuntata l’ipotesi di ridurre l’aliquota di Superbonus per i condomini e portarla al 90% già a partire dal 1° gennaio 2023.

Precisiamo inoltre che, per le villette unifamiliari le agevolazioni del bonus 110 scadono il 31 dicembre 2022 ma solo per chi ha effettuato almeno il 30% dei lavori. Il governo Meloni vorrebbe però prorogare questa misura anche al prossimo anno anche se riducendone l’aliquota al 90%. Per le villette unifamiliari sarebbe quindi possibile fruire del superbonus qualora fossero prima casa, o comunque qualora il titolare della detrazione non superi una certa soglia di reddito (ancora da stabilire).

Bonus 110: cosa è la novità del quoziente familiare?

Oltre alla modifica del bonus 110 al 90% il governo Meloni si appresta ad introdurre un’altra importante novità sull’agevolazione: l’introduzione dei limiti di reddito per usufruire della detrazione. In particolare, il neo governo punterebbe ad introdurre il quoziente familiare per il Superbonus 110% applicato alle villette.

Il quoziente familiare, già utilizzato in Francia per avere una tassazione più equa prevede che le entrate della famiglia siano tutte sommate tra loro e poi divise per il numero di componenti del nucleo familiare, corretti per una scala di equivalenza. Secondo il neo governo, in questo modo, ci sarebbe maggiore equità rispetto all’Isee anche se non tutti sono d’accordo visto che ci sarebbe il rischio di avvantaggiare i ricchi e procurare svantaggi per le famiglie con redditi più bassi.

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Superbonus 90% dal 2023 e proroga per le unifamiliari: tutte le novità in cantiere

A partire dal 2023, per i condomini, potrebbe essere previsto il Superbonus 90 %. Inoltre si va verso un proroga della scadenza per le unifamiliari anche se con condizioni di accesso alla detrazione più stringenti. Facciamo il punto sulle novità in cantiere in vista della prossima legge di Bilancio.

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Il 31 dicembre 2022 si avvicina sempre di più ed il neo-governo guidato da Giorgia Meloni ha già del lavoro importantissimo da svolgere entra questa data. E’ infatti necessario, entro la fine dell’anno, approvare la prossima Legge di Bilancio. Ma per farlo è prima necessario capire quali saranno le misure economiche che potrebbero finire al suo interno. Ed è proprio la discussione attorno a queste misure a riguardare anche da molto vicino il Superbonus 110% e le altre agevolazioni per l’efficienza energetica.

A questo proposito infatti, come ha anticipato il Sole 24 Ore, ci sarebbero diverse novità riguardanti questa misura. In particolare, il governo Meloni avrebbe intenzione di ridurre l’aliquota del Superbonus al 90% per i condomini nel 2023 e di prorogare la scadenza per le unifamiliari con la stessa aliquota ma con regole più stringenti per l’accesso alla detrazione. 

Il calendario serrato dei lavori del nuovo Governo e del Parlamento in vista della fine dell’anno, periodo che come di consueto si caratterizza per numerose novità sul fronte fiscale e del lavoro, potrebbe portare quindi sostanziali novità. Novità che grazie al superbonus 90 per cento cambierebbero le carte in tavola soprattutto per i condomini, con una nuova rimodulazione delle percentuali di sgravio spettante già dall’anno prossimo.

Abbiamo cercato di approfondire le novità in arrivo qui di seguito.

Se vuoi conoscere le novità sul blocco della cessione del credito d’imposta dopo l’approvazione del Decreto Legge 11/2023, leggi il nostro articolo aggiornato qui.

Superbonus 90 per cento dal 2023 e proroga della scadenza per le unifamiliari. Il punto sulle novità in cantiere

Come abbiamo avuto modo di riportare ampiamente fra queste pagine, per il 2023 i condomini continuano, per il momento, ad usufruire della maxi-detrazione del 110%. Ad oggi, secondo quanto previsto dal comma 8-bis, articolo 119 del decreto legge n. 34/2020, il superbonus è previsto al 110 per cento fino al 31 dicembre 2023 per i lavori in condominio e negli edifici da 2 a 4 unità immobiliari. L’aliquota di detrazione scenderà poi al 70 per cento nel 2024 e poi al 65 per cento nel 2025.

Tuttavia, l’aliquota di detrazione potrebbe ridursi in anticipo rispetto a quanto previsto. L’intenzione del Governo, stando alle ultime novità, è di anticipare la riduzione dell’aliquota, che potrebbe passare quindi al 90 per cento già dal 1° gennaio 2023 passando di fatto direttamente al superbonus 90 per cento per i condomini per il prossimo anno. Anzi, è da poco stato approvato il Decreto Aiuti Quater che approva proprio queste modifiche che abbiamo riportato qui. I condomini sarebbero quindi i primi interessati dalla “tagliola” dell’aliquota di detrazione sulla quale si sta concentrando l’attenzione del Governo e in particolare del MEF.

Per il momento non c’è niente di definitivo tanto che sono molte le ipotesi avanzate per la rimodulazione dell’agevolazione nei prossimi anni. Tra queste figura anche quella di il superbonus al 100 per cento e non al 90% come abbiamo appena esposto. Le anticipazioni sul superbonus 90 per cento sono ancora tutte da confermare. Solo l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2023 consentirà di mettere un punto alla vicenda stabilendo le nuove regole da tenere a mente. Famiglie ed imprese quindi in questo ultimo periodo dell’anno dovranno semplicemente attendere le decisioni del governo in modo da capire se potranno ancora, e con quale aliquota, accedere al superbonus ed a tutte le altre agevolazioni fiscali.

Superbonus unifamiliari 2023, ipotesi limite di reddito con quoziente familiare

In vista dell’approvazione della Legge di Bilancio 2023 non ci sono solo le novità per i condomini del superbonus 90 per cento. Ci sono anche novità per quanto riguarda le unifamiliari. 

Ricordiamo innanzitutto che al momento la scadenza della maxi-detrazione è fissata al 31 dicembre 2022, ma solo per chi entro lo scorso mese di settembre è riuscito a raggiungere almeno il 30 per cento dell’intervento programmato. Costoro avranno comunque tempo fino al 30 novembre 2023 per effettuare la comunicazione della cessione del credito come spieghiamo qui tramite la “remissione in bonis”.

Con queste anticipazioni che abbiamo fornito però si aprono spiragli per una proroga dell’agevolazione. Il superbonus del 90 per cento infatti potrebbe includere anche i lavori sulle villette, ma con nuovi e più stringenti requisiti. In particolare, questi requisiti, prevedrebbero i seguenti paletti:

  • limite di reddito per l’accesso con addirittura al vaglio l’ipotesi di considerare il quoziente familiare, criterio di calcolo che premierebbe i nuclei numerosi;
  • i lavori effettuati, per poter ottenere l’agevolazione, dovrebbero riguardare solamente la prima casa escludendo quindi le seconde case.

Anche in questo caso, per il momento non c’è niente di ufficiale, quelle che circolano sono solo ipotesi. Ipotesi che diventeranno realtà solo dopo l’approvazione della NADEF con il quadro programmatico, per poi passare alla definizione vera e propria della Legge di Bilancio 2023.

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Valore Energia ottiene la certificazione UNI/PdR 125:2022!

Valore Energia ottiene la certificazione UNI/PdR 125:2022 e rinnova il suo impegno a promuovere politiche inerenti la parità di genere al suo interno

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L’Italia ha un divario occupazionale di genere superiore al 18% (50% delle donne occupate contro 68% degli uomini). Un numero che è ulteriormente peggiorato con l’inizio della pandemia visto che la diminuzione del 3,1% del numero di occupati registrata è da attribuire per lo più alle lavoratrici (-3,8%).

Come se ciò non bastasse, la differenza di retribuzione tra uomini e donne è stimata essere pari al 14,1%. Le donne, in pratica, guadagnano 86 centesimi per ogni euro guadagnato dagli uomini. Questo significa che avrebbero bisogno di lavorare due mesi in più per compensare questa discrepanza. Inoltre, meno dell’8% degli amministratori delegati delle aziende più importanti sono donne. Tuttavia, anche se ci fossero più donne ai vertici delle aziende, costoro dovrebbero comunque fare i conti con una retribuzione inferiore del 23% rispetto ai loro omologhi uomini (dati Inail).

In questo contesto l’Ue cerca di promuovere la parità di genere sul lavoro attraverso azioni come:

  • equa condivisione dei congedi parentali,
  • adeguata fornitura pubblica di servizi di assistenza all’infanzia,
  • adeguate politiche aziendali sugli accordi di orario di lavoro flessibile.

Ma tutto questo non basta.

Il cambiamento non può avvenire quando è imposto solamente dall’alto. Possono e devono essere le persone che compongono la società e quindi anche le aziende a farsene promotrici.

L’impegno per la parità di genere sul lavoro di Valore Energia

Consapevoli di tutto ciò, fin dalla nostra nascita, ci siamo fatti promotori all’interno della nostra organizzazione di iniziative aziendali per la parità di genere. Iniziative che hanno l’obiettivo appunto di ridurre il divario di genere soprattutto in tutte quelle aree operative più soggette a queste differenze, in un settore come quello dell’edilizia, già di per sé a prevalenza maschile.

Ci siamo impegnati fin da subito a far crescere il numero di donne fra i nostri dipendenti e continueremo a farlo, garantendo loro parità salariale e tutelando il loro diritto alla maternità. Tutte queste attività ci permesso di ottenere la certificazione UNI/PdR 125:2022 di cui siamo molto orgogliosi.

Molto è stato fatto, ma molto ancora ci resta di fare. In questo momento possiamo solo garantire il nostro impegno nel perseguire questi obiettivi nei prossimi mesi ed anni.

Che cos’è la certificazione UNI/PdR 125:2022?

La prassi di riferimento UNI PdR 125:2022 definisce le linee guida per un sistema di gestione per la parità di genere che prevede la strutturazione e adozione di un insieme di indicatori prestazionali (KPI) inerenti le politiche di parità di genere nelle organizzazioni.

La prassi ha l’obiettivo di incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità, come le seguenti:

  • opportunità di carriera,
  • parità salariale a parità di mansioni,
  • politiche di gestione delle differenze di genere
  • tutela della maternità.

La Certificazione per la Parità di genere è applicabile a qualsiasi tipo di Organizzazione, sia del settore privato, pubblico o senza scopo di lucro, indipendentemente dalle dimensioni e dalla natura dell’attività. Il sistema si applica a partire dalle micro-organizzazioni (1-9 dipendenti) – con semplificazioni per le organizzazioni appartenenti alle micro e piccole – fino alle multinazionali.

Punti chiave

Affinché le azioni “di parità di genere” siano efficaci, la prassi di riferimento definisce una serie di indicatori (KPI) percorribili, pertinenti e confrontabili e in grado di guidare il cambiamento e di rappresentare il continuo miglioramento.

Per garantire una misurazione olistica del livello di maturità delle singole organizzazioni, sono individuate 6 aree di valutazione per le differenti variabili che contraddistinguono un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere:

  • cultura e strategia;
  • governance;
  • processi HR;
  • opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda;
  • equità remunerativa per genere;
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Ogni area è contraddistinta da un peso % che contribuisce alla misurazione del livello attuale dell’organizzazione e rispetto al quale è misurato il miglioramento nel tempo. Per ciascuna area di valutazione sono stati identificati degli specifici KPI con i quali misurare il grado di maturità dell’organizzazione attraverso un monitoraggio annuale e una verifica ogni due anni, per dare evidenza del miglioramento ottenuto grazie alla varietà degli interventi messi in atto o delle correzioni attivate.

I KPI sono di natura quantitativa e qualitativa, i primi sono misurati in termini di variazione percentuale rispetto a un valore interno aziendale o al valore medio di riferimento nazionale o del tipo di attività economica, i secondi in termini di presenza o assenza.

Ogni indicatore è associato a un punteggio il cui raggiungimento o meno viene ponderato per il peso dell’area di valutazione: è previsto il raggiungimento del punteggio minimo di sintesi complessivo del 60% per determinare l’accesso alla certificazione da parte dell’organizzazione.

Vantaggi della certificazione

L’adozione da parte degli imprenditori e delle imprenditrici della certificazione di genere è sostenuta anche da appositi incentivi di natura fiscale e in materia di appalti pubblici. Inoltre, con i fondi del PNRR, il Dipartimento per le pari opportunità attiverà misure di accompagnamento e sostegno delle imprese di medie e piccole dimensioni che vorranno certificarsi.

 

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Autoconsumo fotovoltaico: tutto quello che c’è da sapere

Cosa è e cosa si intende per autoconsumo fotovoltaico? Come si calcola? Quali vantaggi porta? Scopriamolo insieme ai nostri esperti

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Installare un impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione è una scelta che stanno compiendo sempre più persone. Utilizzare l’energia del sole per produrre l’elettricità di cui hanno bisogno i tuoi elettrodomestici è una scelta che comporta diversi vantaggi, soprattutto di natura economica. Il prezzo dell’energia infatti sta salendo sempre di più e di conseguenza stanno aumentando anche i costi delle bollette che sono arrivate a costare anche 6 volte di più rispetto allo scorso anno. Una situazione critica che è ulteriormente peggiorata dopo l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia.

In questo contesto quindi, sono sempre di più le persone a ricercare l’indipendenza energetica ovvero fare in modo di staccarsi dalla rete elettrica nazionale in modo da non dovervi ricorrere per il loro fabbisogno energetica. La strada più semplice per l’indipendenza energetica è l’autoconsumo fotovoltaico ovvero il consumo immediato di tutta l’energia prodotta dal proprio impianto a pannelli solari. Autoconsumo che può essere ulteriormente implementato grazie alle batterie di accumulo visto che è proprio questo dispositivo a permettere di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso dall’impianto e di utilizzarla in un secondo momento come la notte.

Ma l’autoconsumo fotovoltaico non è l’unico vantaggio che potresti ottenere. Ricorrere alle energie rinnovabili significa anche evitare che vengano immesse in atmosfera notevoli quantità di CO2 visto che gran parte dell’energia è prodotta tramite le fonti fossili. Non solo quindi vantaggi economici, ma anche in termini di sostenibilità e di protezione dell’ambiente che ci circonda.

Scegliere di installare un impianto fotovoltaico oggi è la scelta giusta per risparmiare sulle bollette ma anche per salvaguardare l’ambiente che ci circonda. Meglio ancora se dotato di batterie di accumulo per sfruttare ancora di più l’autoconsumo fotovoltaico. Se non lo hai ancora capito, prosegui nella lettura di questo approfondimento in cui elenchiamo tutti i vantaggi dell’autoconsumo fotovoltaico!

Autoconsumo impianto fotovoltaico: cos’è

L’autoconsumo è il fattore di maggiore risparmio per coloro che possiedono un impianto fotovoltaico. Il termine autoconsumo fotovoltaico si riferisce proprio al fatto che i possessori di tali impianti possono consumare l’energia questi impianti producono, nel momento stesso in cui la producono. Questo significa che l’energia prodotta dall’impianto può essere utilizzata direttamente per alimentare i tuoi elettrodomestici senza che tu debba prelevare energia dalla rete elettrica nazionale quindi a pagamento. Il tutto senza emissioni di CO2 o di altri gas serra dannosi per l’ambiente.

La logica conseguenza dell’autoconsumo fotovoltaico è che avrai sicuramente meno necessità di ricorrere all’energia a pagamento. Sicuramente quindi gli importi delle bollette della luce che riceverai saranno molto più bassi rispetto a prima permettendoti di risparmiare notevolmente rispetto a quanto avresti speso senza potervi ricorrere. L’autoconsumo fotovoltaico quindi fa bene al tuo portafoglio visto che è sinonimo di indipendenza. Sia energetica, sia economica, visto che può metterti al riparo dal continuo sali scendi dei prezzi dell’energia.

Ma l’energia che produce il tuo impianto non è detto che debba per forza essere autoconsumata nel momento in cui la produce. Essa può infatti essere:

Quali sono i vantaggi dell’autoconsumo?

I benefici dell’autoconsumo fotovoltaico sono molti, non solo ambientali visto il suo contributo all’abbattimento delle emissioni di CO2. Abbiamo riassunto i principali qui di seguito:

  • Risparmio economico: come abbiamo già avuto modo di accennare poco fa, installare un impianto fotovoltaico significa avere la possibilità di rendersi sempre più indipendente dal gestore dei servizi energetici. Avrai sempre meno necessità di ricorrere alla rete elettrica nazionale per alimentare le tue utenze dal momento che sarai in grado di produrre da solo l’energia (tutta o in parte) necessaria al funzionamento dei tuoi elettrodomestici. Il vero motivo dietro all’ abbattimento dei costi in bolletta è in ultima analisi proprio questo;
  • Possibilità di ricorrere agli incentivi fiscali disponibili: Per sostenere la transizione ecologica con il conseguente abbattimento delle emissioni di CO2, anche in base a quanto sottoscritto in diversi accordi internazionali, lo Stato ha previsto una serie di incentivi per sostenere l’installazione degli impianti fotovoltaici. tali incentivi sono di particolare importanza visto che sono in grado di ridurre i costi dell’investimento che privati che ed imprese dovrebbero sostenere per la loro installazione. In questo modo, coloro che decideranno di ricorrere a questa fonte rinnovabile potranno ottenere dei vantaggi in bolletta ma soprattutto ridurre i tempi di rientro dell’investimento (scopri tutti i bonus fotovoltaico 2023 qui).
  • Comunità energetiche: Con un impianto fotovoltaico potresti entrare a far parte delle nuove configurazioni per il consumo di energia chiamate Comunità Energetiche o C.E.R.. Entrandone a farne parte potrai usufruire di agevolazioni prevedono delle tariffe incentivanti per il consumo di energia (12 c€ / kWh). Tali tariffe, se unite all’energia autoprodotta dal fotovoltaico ti consentiranno di risparmiare ancora di più. Inoltre, l’energia non auto-consumata dalla comunità viene reimmessa in rete e viene pagata al produttore a un prezzo unitario fisso. Tale prezzo è lo stesso che viene riconosciuto dal RID (il Ritiro Dedicato equivale storicamente a circa 5 c€ / kWh). In sostanza è possibile ottenere un guadagno di circa 17 c€ / kWh sull’energia prodotta e consumata all’interno della comunità. Inoltre queste tariffe incentivanti sono cumulabili in ogni caso con quelle per l’installazione degli impianti fotovoltaici.

Come sfruttare al massimo il tuo autoconsumo

Scegliere oggi di passare al fotovoltaico e quindi di avvalersi della possibilità di auto-consumare l’energia che produce questo impianto è una scelta che può fare la differenza un domani. La crisi energetica che sta attraversando oggi l’intera Europa potrebbe essere solo la prima di una lunga serie visto il mutevole contesto politico ed economico internazionale. Un contesto che tra le altre cose si prepara sempre più a dire addio ai combustibili fossili.

Investire in questo momento sulle energie rinnovabili potrebbe garantirti dei ritorni sull’investimento altissimi e soprattutto rapidi. Sono in molti i privati e gli imprenditori ad averlo capito. Per questo costoro, proprio come te, stanno decidendo in massa di investire per raggiungere o quanto meno aumentare la loro indipendenza energetica traendone grandi benefici.

Con un corretto dimensionamento dell’impianto ed un’adeguata superficie potrai avvalerti dell’autoconsumo fotovoltaico per il tuo fabbisogno energeticoMa come sfruttare al massimo questa possibilità di autoconsumo fotovoltaico?

Per sfruttare al massimo questa opportunità dovresti cercare di organizzare i tuoi consumi in modo da sfruttare al massimo i momenti in cui l’impianto produce più energia. Ad esempio potresti mettere in moto la tua lavatrice o la tua lavastoviglie durante il giorno in modo da consumare il più possibile l’energia prodotta dal tuo impianto fotovoltaico senza ricorrere alla rete elettrica nazionale. Qualora avessi necessità di coprire il fabbisogno energetico anche di notte, potresti comunque ricorrere alle batterie di accumulo. Grazie a questi dispositivi infatti potresti immagazzinare l’energia non auto-consumata di giorno e sfruttarla la notte.

Ma non solo. Potresti anche sfruttare l’energia prodotta da altri impianti fotovoltaici situati nelle tue vicinanze qualora la tua non fosse sufficiente. Per farlo ti basterà aderire ad una comunità energetica come Valore Comunity. In questo modo non solo sfrutteresti al massimo il tuo autoconsumo fotovoltaico, ma anche quello di tutti i membri della comunità energetica.

Come si calcola l’autoconsumo impianto fotovoltaico?

Arrivato a questo punto forse ti starai chiedendo: ma come faccio a capire quanta auto-consumo grazie al mio impianto fotovoltaico?

Capirlo non è per niente complicato a patto di conoscere due dati fondamentali, i seguenti:

  • Energia totale prodotta dal tuo impianto: questo dato puoi trovarlo sul display dell’inverter dell’impianto fotovoltaico;
  • Energia immessa in rete: puoi conoscere questo dato grazie al contatore bi-direzionale che verrà installato durante la fase di allacciamento alla rete dell’impianto.

A questo punto potrai ottenere il dato tramite una semplice sottrazione:

Energia totale prodotta – Energia immessa in rete = Energia autoconsumata

Questo significa che se in un anno il display dell’inverter ha rilevato una produzione di 2.900 kWh ed il secondo contatore ha rilevato in totale 1.500 kWh di energia immessa in rete, sottraendo l’energia immessa in rete all’energia complessivamente prodotta si ottiene l’energia autoconsumata: ovvero 1.400 kWh.

In questo caso, l’energia auto consumata si aggira attorno al 50% di quella prodotta, ma siamo sicuri che con i giusti accorgimenti potrai anche fare di meglio. Ricordati sempre che più aumenterai la quota di energia autoconsumata, più l’investimento sarà remunerativo!

Pronto ad iniziare il tuo percorso verso l’indipendenza energetica contando sempre di più sull’autoconsumo fotovoltaico?

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Qual è la resa di un impianto fotovoltaico in inverno?

Fotovoltaico in inverno: funziona davvero oppure la sua resa non apporta dei reali vantaggi? Scopriamolo insieme in questo approfondimento

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Con l’inverno oramai alle porte, l’occhio preoccupato di milioni di famiglie italiane, volge sempre di più verso le bollette. A causa della crisi energetica dovuta al conflitto tra Russia ed Ucraina, che ha aggravato la situazione ancora di più dopo la pandemia, i prezzi delle utenze di luce e gas sono saliti alle stelle visto che sono aumentati anche di cinque volte. A farne le spese sono appunto milioni di famiglie che rischiano di non riuscire ad arrivare a fine mese a causa di questi costi.

Tuttavia, se è vero che le difficoltà aumenteranno per tutti, è altrettanto vero che ci sono anche diverse soluzioni su cui contare per abbattere questi costi.

Ricorrere ad un impianto fotovoltaico è sicuramente una di queste. Grazie a questi impianti infatti potrai produrre energia elettrica dall’energia solare senza immettere gas serra in atmosfera ed alimentare così gli elettrodomestici di casa tua. Dispostivi che, possono anche generare calore e quindi compensare, almeno parzialmente, il gas che avresti consumato per il riscaldamento. Ricorrere all’autoconsumo, ovvero consumando l’energia prodotta dal tuo impianto, ti permetterà di non utilizzare l’energia elettrica della rete nazionale ovvero quella a pagamento. In sostanza, grazie all’autoconsumo, abbatterai anche i costi delle tue bollette.

A questo punto però potrebbero sorgere alcuni dubbi in merito al funzionamento di questi impianti visto che sfruttano l’energia solare per produrre elettricità. Ad esempio: Cosa succede ad un impianto fotovoltaico in inverno? Come si comportano questi impianti quando c’è sicuramente meno sole rispetto all’estate? Le basse temperature dell’inverno influiscono sulla resa del fotovoltaico?

Abbiamo interpellato quindi i nostri esperti in modo da rispondere a tutte queste domande sul funzionamento e sull’efficienza di un impianto fotovoltaico in inverno in questo approfondimento. Per il momento possiamo anticiparti che un impianto fotovoltaico è un ottimo alleato anche in inverno. Se vuoi scoprire di più continua a leggere anche il resto dell’articolo!

Quali sono i fattori che influenzano il rendimento di un impianto fotovoltaico?

Per rispondere alle domande sul funzionamento e rendimento di un impianto fotovoltaico in inverno è necessario prendere in considerazione i fattori che ne influenzano il rendimento. Possiamo pertanto raggruppare questi fattori in fattori interni ed esterni.

I fattori interni che influenzano il rendimento di un impianto fotovoltaico sono quelli che ne riguardano le componenti. Pertanto, eventuali difficoltà relative all’inverter e agli ottimizzatori, possono essere risolte semplicemente grazie a operazioni di manutenzione e sostituzione.

Quelli esterni invece sono relativi alle problematiche causate dai attori ambientali come la temperatura esterna e la quantità di irraggiamento oppure quelli relativi al posizionamento stesso dei pannelli (sia inclinazione e orientamento).

E’ ovvio quindi che il rendimento di un impianto fotovoltaico in inverno sia minore rispetto all’estate. In inverno infatti l’impianto fotovoltaico è soggetto più spesso a fenomeni atmosferici che limitano i raggi solari quindi l’irraggiamento dei pannelli come:

  • Pioggia e neve;
  • Cielo nuvoloso e nebbia;
  • Vento e fulmini.

Cosa succede ai pannelli fotovoltaici durante l’inverno?

Il fatto che in inverno i raggi solari colpiscano di meno la superficie dei pannelli non ne inficia il funzionamento. Gli impianti fotovoltaici in inverno funzionano lo stesso. A cambiare è semmai il loro rendimento. In effetti, i raggi solari riescono comunque ad attraversare le nubi ed a colpire i pannelli, anche se con minore intensità. Quello che serve a produrre elettricità è infatti la luce, non il calore. Quest’ultima, seppure in minore quantità rispetto all’estate, riesce comunque ad innescare il processo di produzione di energia elettrica dei pannelli fotovoltaici.

A proposito di calore ed impianti fotovoltaici è necessario fare ulteriori precisazioni. In particolare, devi sapere che i moduli fotovoltaici lavorano meglio quando la temperatura non supera i 25°C o addirittura con temperature minori. Ad esempio, una temperatura di 10 °C può migliorare la produzione di energia del 4% andando quindi a compensare la minore quantità di luce che ci sarà in inverno. Anzi, le limpide giornate invernali con temperature pungenti sono proprio le condizioni ideali per far rendere al meglio l’impianto fotovoltaico in inverno.

Ma non solo. Le basse temperature invernali possono essere un prezioso alleato anche per altri motivi. Il calore infatti è uno degli aspetti che incide più negativamente nel funzionamento dei moduli fotovoltaici che più sono caldi, meno riusciranno a convertire elettricità. 

Quanto producono i pannelli fotovoltaici in inverno?

Come abbiamo appena spiegato, un impianto fotovoltaico in inverno funziona lo stesso, anzi in alcuni momenti, alle giuste condizioni, può funzionare anche meglio che in estate. Tuttavia la quantità di luce è minore. Pertanto possiamo affermare che la resa in inverno di un impianto fotovoltaico è di circa il 30% anche delle giornate più nuvolose.

Se quindi ti starai chiedendo se d’inverno corri il rischio di rimanere a secco di energia, la risposta è che questo rischio non c’è! Inoltre la resa di un impianto fotovoltaico andrebbe considerata in un arco di tempo più lungo, come ad esempio annuale, e non istantaneo, in modo da poter fare delle valutazioni sensate sul risparmio di energia (e di bollette) complessivo.

Come proteggere un impianto fotovoltaico in inverno? Alcuni consigli utili

D’inverno, un impianto fotovoltaico, è soggetto a molte intemperie. Per questo motivo potresti dover intraprendere azioni per salvaguardarne il funzionamento, anche se a volte, le intemperie, più che danneggiare l’impianto sono dei validi alleati.

Ad esempio, la pioggia battente può aiutare a rimuovere lo sporco e la polvere che si sono depositate sulla superficie dei pannelli limitandone il rendimento. La neve invece potrebbe oscurare i raggi del sole ai pannelli solari qualora vi si depositasse sopra. In questo caso quindi è necessario assicurarsi che la loro superficie rimanga sempre libera dalla neve.

Oltre a questo, è inoltre consigliabile eseguire alcune operazioni che possono contribuire a un maggior rendimento del fotovoltaico in inverno. Abbiamo provato a riassumerle brevemente qui di seguito.

Aggiustamento dell’angolo di esposizione dei moduli fotovoltaici ai raggi

L’inclinazione dell’asse terrestre lungo l’orbita intorno al sole non è sempre la stessa. Tale inclinazione varia in base al periodo dell’anno in cui ci troviamo. Questo significa che in inverno è diversa che in estate.

Per questo motivo variare l’angolo di esposizione al sole dei pannelli, se fatto correttamente, potrebbe portare un enorme beneficio in termini di rendimento dell’impianto. Una migliorare inclinazione infatti non è solo utile a catturare più raggi solari. Può essere utile anche per far scivolare meglio e più velocemente i depositi di sporco accumulatisi sul tetto, evitando così possibili ristagni.

Ovviamente si tratta di un’operazione che è consigliabile far compiere dalle mani di un esperto installatore.

Curare la pulizia dei pannelli

E’ evidente che compiere tutte quelle operazioni che evitino che la superficie dei pannelli possa essere ricoperta da neve o sporcizia siano fondamentali per garantirne il rendimento. Ma non solo, una quantità eccessiva di sporcizia accumulata sopra o sotto di essi potrebbe comportare dei cedimenti strutturali.

Per pulire questi impianti però è necessario prestare la dovuta attenzione dal momento che potresti rischiare di danneggiare l’impianto o alcuni suoi componenti. Per pulire questi impianti pertanto ti consigliamo di usare degli strumenti adatti come ad esempio spazzole non troppo abrasive o semplicemente acqua tiepida.

Installare un sistema di accumulo dell’energia

Proteggere il tuo portafoglio, oltre che il tuo impianto fotovoltaico, è uno dei migliori consigli che possiamo darti. Ma come fare per proteggerlo? Semplice, installando anche un sistema di accumulo dell’energia. 

I costi dell’energia sono infatti aumentati e destinati ad aumentare anche per un altro po’. Abbattere l’energia consumata e prelevata dalla rete potrebbe pertanto non essere sufficiente per evitare dei salassi sul conto delle bollette. Per evitarli infatti dovresti renderti indipendente dalla rete pubblica in modo da non dover consumare la corrente a pagamento. Ma è possibile tutto ciò?

Certo che si. Grazie alle batterie di accumulo integrate ad un impianto fotovoltaico potrai immagazzinare l’energia prodotta in eccesso, ovvero quella non autoconsumata, dal tuo impianto fotovoltaico. Conservando questa energia potrai utilizzarla nel momento più opportuno, magari quando il tuo impianto fotovoltaico non riesce a soddisfare i tuoi fabbisogni energetici. In questo modo un impianto fotovoltaico in inverno, o di notte, è comunque in grado di abbattere il tuo prelievo di elettricità a pagamento e farti risparmiare sulle bollette.

Oltre a fornire energia in qualsiasi momento, un sistema di accumulo consente di utilizzare al massimo l’energia prodotta dall’impianto aumentando la possibilità di autoconsumo fotovoltaico fino al 90-95%.

Fotovoltaico in inverno: niente paura!

L’arrivo dell’inverno non deve spaventare chi sceglie di passare al fotovoltaico come te. Come abbiamo spiegato in questo approfondimento infatti la resa dei pannelli non viene compromessa dal freddo. Anzi, in alcuni momenti delle limpide giornate invernali, l’impianto fotovoltaico potrebbe addirittura avere una resa maggiore rispetto alle afose giornate estive.

L’importante è assicurarsi costantemente della pulizia dell’impianto e del suo corretto funzionamento oltre che la scelta di un impianto di alta qualità capace di resistere alle avversità climatiche.

Una scelta Scelta in cui lo staff di Valore Energia saprà consigliarti ed affiancarti offrendoti anche le migliori soluzioni finanziarie per abbattere i costi dell’investimento grazie ai bonus per l’installazione di questo tipo di impianti come questi qui!

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Comunità energetiche: una soluzione contro il caro energia

Caro energia: come e perché le comunità energetiche ci aiutano a combatterlo grazie alla condivisione dell’energia ed agli incentivi in vigore

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Visto il recente caro energia sono in molti a cercare una valida soluzione per far fronte alle proprie spese energetiche. Sono in molti infatti ad aver installato in questi ultimi tempi impianti a fonti rinnovabili che consentono di autoprodurre e quindi auto-consumare l’energia di cui hanno bisogno. Questo perché l’unica soluzione per abbattere i costi delle bollette è quella di limitare i consumi energetici e non c’è modo migliore per farlo che installare dei propri impianti di produzione dell’energia.

Ma la lotta al caro energia può avvalersi anche di un altro strumento altrettanto potente: le comunità energetiche rinnovabili o C.E.R.. E’ infatti grazie ad esse che condomini, associazioni, imprese, amministrazioni pubbliche e privati cittadini possono associarsi tra loro con l’obiettivo di produrre e condividere energia. In questo modo l’autoconsumo potrebbe verificarsi non solo a livello individuale ma anche a livello collettivo fra i soggetti che decidono di far parte della C.E.R.

In Italia, la legge sulle comunità è energetiche è stata promossa con il decreto Milleproroghe 162/2019, il quale a sua volta ha recepito la Direttiva europea RED II 2001/2018. E’ grazie a tale direttiva che oggi la legge riconosce valenza giuridica alle associazioni tramite cui è possibile costituire le comunità energetiche.

Ma non solo. In questa legge viene anche introdotta per la prima volta la figura del “prosumer di energia”. Grazie agli impianti F.E.R. infatti, i membri di una C.E.R. non sono più consumatori passivi ma consumatori attivi e produttori di energia al tempo stesso. E’ grazie a loro che le comunità energetiche possono costituirsi in un ente legale producendo energia pulita e condividendola fra loro in modo da garantire prezzi accessibili ai propri membri.

In questo periodo, in cui la nostra dipendenza energetica dai paesi esteri (non sempre affidabili come la Russia) è molto forte, le comunità energetiche sono un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire per ridurre i costi delle nostre bollette. Esse infatti sono a tutti gli effetti un’opportunità che permette di migliorare l’impatto ambientale dei singoli e della collettività oltre a contribuire allo sviluppo di reti energetiche sostenibili promettendo risparmi a tutti.

Abbiamo deciso di fare il punto della situazione e spiegare meglio perché le C.E.R. contribuiranno alla lotta al caro energia insieme ai nostri esperti qui di seguito.

Le Comunità energetiche: cosa sono

Una comunità energetica non è altro che un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese. Se questi soggetti si associano fra di loro è perché hanno in comune un obiettivo ovvero quello di dotarsi di impianti F.E.R. per la produzione, l’autoconsumo e la condivisione di energia.

Proviamo a rendere più semplice il concetto che abbiamo appena espresso. Una C.E.R. si crea nel momento in cui due o più soggetti si mettono insieme al fine di produrre energia da impianti a fonti rinnovabili. L’energia prodotta da questi impianti può essere auto-consumata, scambiata e in casi di surplus, ceduta alla rete. E’ proprio il fatto di produrre energia per il proprio autoconsumo e la possibilità di immetterla in rete quando si verificano casi di surplus a permettere di ottenere a costoro degli incentivi economici. 

Questi incentivi sono stati individuati grazie all’entrata in vigore delle seguenti normative:

  • decreto-legge 162/19 (articolo 42 bis),
  • delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA,
  • DM 16 settembre 2020 del MiSE.

In sostanza far parte di una comunità energetica ti permette anche di accedere a delle tariffe incentivanti per quella quota di energia che preleveresti dalla rete elettrica nazionale. In questo senso quindi le comunità energetiche sono un’opportunità contro il caro energia.

I soggetti che possono far parte di una comunità energetica

Possono entrare a far parte delle Comunità energetiche:

  • persone fisiche,
  • piccole e medie imprese (PMI),
  • enti territoriali,
  • autorità locali,
  • amministrazioni comunali,
  • enti di ricerca e formazione,
  • enti religiosi,
  • enti del terzo settore,
  • associazioni.

Ciascun partecipante è un cliente finale intestatario di un’utenza, di una bolletta energetica e di un codice POD. Per far parte della C.E.R. i soggetti devono essere collegati a punti di connessione ubicati su reti elettriche sottese alla stessa cabina primaria.

infine dobbiamo precisare che le comunità energetiche non possono annoverare fra i loro membri imprese la cui attività commerciale e/o industriale principale sia quella relativa alla C.E.R. di cui fanno parte.

Le comunità energetiche: la lotta al caro energia e gli altri scopi e obiettivi

L’obiettivo di tutte le comunità energetiche è quello di ottimizzare la gestione energetica degli impianti F.E.R. dei propri membri e renderla più efficiente favorendo quindi l’autoconsumo di energia contribuendo così alla lotta al caro energia.

Questo perché far parte di una C.E.R. può portarti i seguenti vantaggi:

  • ambientali. L’energia prodotta dai membri delle C.E.R. proviene da impianti ad energia rinnovabile, in genere fotovoltaica, e ad emissioni zero;
  • sociali. Il concetto stesso di comunità energetica si basa sulla condivisione di risorse volte a combattere quella che oggi viene chiamata povertà energetica;
  • economici. Producendo da soli l’energia che consumano, i membri di una comunità potranno beneficiare di una sostanziale riduzione delle bollette.

Caratteristiche degli impianti fotovoltaici che ne fanno parte

Abbiamo visto come i membri di una comunità energetica si avvalgano di uno o più impianti per la produzione energetica rinnovabile come quelli fotovoltaici. Ma per far parte di una C.E.R. quali caratteristiche devono rispettare questi impianti?

La caratteristica più importante che tali impianti devono possedere è che devono essere installati in prossimità delle stesse utenze che dipendono dal suo/loro funzionamento.

Tali impianti possono essere:

  • nuovi o già esistenti;
  • potenziati o adeguati;
  • di proprietà di uno o più membri della comunità energetica o di enti terzi.

Possono essere inclusi gli impianti rinnovabili costituiti prima del 15 dicembre 2021 (in misura non superiore al 30% della potenza complessiva della comunità energetica). Rimangono invece esclusi gli impianti ibridi.

L’insieme degli impianti che compone una comunità energetica, per poter beneficiare degli incentivi e quindi per aiutare a combattere il caro energia deve:

  • essere di nuova costruzione,
  • non superare 1 Mw di potenza complessiva (in precedenza era di 200 Kw),
  • essere connesso alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria (corrispondente territorialmente a circa tre o quattro comuni oppure due o tre quartieri di una grande città). Ovviamente anche i membri della comunità energetica devono essere connessi alla stessa cabina primaria per poter utilizzare la stessa cabina di trasformazione per il prelievo e la cessione dell’energia elettrica con la rete.

Come si formano le comunità energetiche

Abbiamo deciso di riassumere in questi semplici punti i passaggi per creare le comunità energetiche in modo da aiutarti a combattere il caro energia:

  1. creazione di un soggetto giuridico (un’associazione, una cooperativa, ecc.) che rappresenti i futuri soci della comunità (persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali, amministrazioni pubbliche locali);
  2. individuazione dell’area in cui installare l’impianto (o gli impianti) di produzione, che si deve trovare in prossimità dei consumatori stessi. Non è necessario che l’impianto sia di proprietà della comunità. Esso infatti può essere messo a disposizione da uno solo dei membri partecipanti o più di uno, se non addirittura da un soggetto terzo;
  3. installazione da parte di ogni membro della comunità di uno smart meter. Questo non è altro che un contatore intelligente che riesce a rilevare in tempo reale le informazioni sulla produzione, l’autoconsumo, la cessione e il prelievo dalla rete dell’energia.

Le comunità energetiche: i vantaggi e la lotta al caro energia

Se hai letto fino a questo punto ti saranno particolarmente evidenti alcuni dei vantaggi delle comunità energetiche. Ricordiamo ad esempio che oltre a non dover pagare l’energia prodotta dai propri impianti, le comunità energetiche ricevono un incentivo statale per ogni kilowattora prodotto (condiviso tra i membri della comunità). Oltre ad aiutare a combattere il caro energia, le comunità energetiche contribuiscono alla riduzione di emissioni inquinanti in maniera determinante.

In ogni caso abbiamo riassunto i loro vantaggi più evidenti qui di seguito:

  • benefici ambientali. Utilizzando l’energia rinnovabile prodotta dai fotovoltaici si evita di produrre energia da fonti fossili e si riduce l’utilizzo di inquinanti e climalteranti.
  • consapevolezza sociale. Consolida il concetto di condivisione e di responsabilità sociale;
  • costi più bassi e incentivi più alti. Aderendo a una CER si ha la possibilità di ottenere le detrazioni fiscali sugli impianti fotovoltaici per privati ed imprese. Inoltre, il GSE applica tariffe speciali per 20 anni sull’energia condivisa, le cosiddette tariffe incentivanti;
  • bollette più basse. E’ evidente: più energia riuscirai ad auto-consumare, minori saranno i tuoi prelievi dalla rete elettrica nazionale e minori saranno i costi delle bollette. A questo proposito precisiamo che ogni membro della comunità mantiene il contratto con il proprio fornitore di energia elettrica, al quale paga la tradizionale bolletta. Tuttavia costui riceverà anche un compenso periodico dalla propria comunità un importo per la condivisione dei benefici a favore della stessa. Non essendo tassato, tale compenso si trasforma in una riduzione di bolletta. Per questo motivo possiamo affermare che le C.E.R. sono un valido strumento di lotta al caro energia.

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Quali sono gli incentivi per le rinnovabili che riguardano l’autoconsumo collettivo e comunità energetiche?

Tutti gli incentivi sulle rinnovabili che riguardano le comunità energetiche ed i gruppi di autoconsumo collettivo: tariffe scontate, cumulo con i bonus e gli investimenti nel PNRR

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Tra gli incentivi per le rinnovabili che sono in vigore in questo momento figurano quelli per le comunità energetiche e per i gruppi di autoconsumo collettivo. A nostro avviso, ma per fortuna non solo nostro, queste agevolazioni sono particolarmente importanti per il futuro del sistema energetico italiano. Questo perché comunità energetiche e gruppi di autoconsumo collettivo permettono di consumare l’energia che producono gli impianti a fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici a coloro che ne fanno parte.

Queste configurazioni quindi permettono la condivisione dell’energia prodotta dagli impianti a fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici con risultati strabilianti. Auto-consumando l’energia che producono gli stessi impianti di produzione da fonti rinnovabili è possibile ottenere un risparmio sulle bollette oltre che una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera.

Proprio in virtù dei risultati che si possono raggiungere, lo stato italiano ha predisposto degli incentivi per le rinnovabili mirati appunto per queste configurazioni. Queste agevolazioni infatti permettono a tutti i membri di godere delle tariffe incentivanti e quindi di risparmiare su quella parte di energia elettrica che comunque preleverebbero dalla rete elettrica nazionale. Tali tariffe sono a sua volta cumulabili con altri incentivi per le rinnovabili come ad esempio quelli per l’installazione degli impianti fotovoltaici o per gli interventi di ristrutturazione delle abitazioni: bonus ristrutturazione, ecobonus e Superbonus 110%.

Abbiamo cercato di fare il punto della situazione qui di seguito.

Autoconsumo collettivo: cos’è

Con il termine autoconsumo collettivo ci si riferisce in generale alla possibilità concessa per legge di produrre energia elettrica tramite un impianto di generazione locale ad energia rinnovabile come quello fotovoltaico. Ma non solo. Grazie a questa definizione è anche possibile condividere e consumare questa energia fra i membri della propria collettività come ad esempio l‘insieme degli abitanti di uno stesso edificio.

I soggetti che fanno parte di un gruppo di autoconsumo collettivo possono essere condòmini, che persone fisiche ma anche enti pubblici.

Anche Enea fornisce la sua definizione di autoconsumo collettivo. La riportiamo qui di seguito:

L’autoconsumo di energia è una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un soggetto giuridico, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno più impianti energetici locali.

A questo punto dobbiamo fare un’ulteriore precisazione. Per rientrare negli incentivi rinnovabili l’autoconsumo di energia può essere suddiviso in 3 diversi livelli:

  • individuale,
  • collettivo,
  • di comunità.

Ed è proprio in riferimento agli ultimi due livelli qui sopra riportati, ovvero autoconsumo collettivo e comunità energetiche, che possiamo affermare che esistono incentivi per le rinnovabili rivolti a queste due configurazioni almeno dal 2020.

Differenza tra gruppi di autoconsumo e comunità energetica

Sia autoconsumo che comunità energetica danno quindi diritto all’accesso a particolari incentivi per le rinnovabili. Prima di spiegare quali sono però riteniamo opportuno chiarire una volta per tutte quale sia la differenza tra queste due configurazioni. L’abbiamo specificata qui di seguito:

  • Con la configurazione di autoconsumo collettivo si indica un gruppo di utenti che con le loro diverse utenze è locato su un singolo edificio (un condominio, un centro commerciale, ecc.). Gli impianti possono essere di proprietà di soggetti terzi e usufruire di detrazioni fiscali o incentivi per le rinnovabili. Il classico esempio di configurazione ad autoconsumo collettivo è il condominio con pannelli solari sul tetto che forniscono elettricità alle utenze condominiali ed alle unità abitative del palazzo.
  • La comunità energetica invece si sostanzia quando diversi soggetti, un gruppo di privati, enti, PMI si costituiscono in forma giuridica (tramite contratto) per produrre e condividere energia. Costoro devono necessariamente produrre energia green e condividerla tramite reti di distribuzione esistenti oppure tramite autoconsumo virtuale. I soggetti che ne fanno parte quindi difficilmente risiedono all’interno dello stesso edificio.

Normativa di riferimento per gli incentivi rinnovabili su C.E.R. e gruppi di autoconsumo

La normativa italiana regolamenta dunque sia l’autoconsumo collettivo tra famiglie condomini sia le comunità energetiche rinnovabiliPossono far parte di entrambe le configurazioni i seguenti soggetti:

  • persone fisiche
  • PMI
  • enti locali ubicati in un perimetro condiviso.

Lo scopo di queste configurazioni è lo stesso. Entrambe hanno infatti l’obiettivo di ottenere o far ottenere forti risparmi in bolletta per le utenze domestiche, condominiali, delle PMI o dei distretti artigiani. Se questo scopo non è verificato allora cadono anche i presupposti di accesso agli incentivi per le rinnovabili.

A stabilire tutto ciò è il DL162/19 (articolo 42bis) e i relativi provvedimenti attuativi che riportiamo qui di seguito:

  • la delibera ARERA 318/2020/R/eel;
  • Decreto MiSE del 16 settembre 2020.

Ma i governi italiani non si sono limitati solamente a legiferare e ad emanare normative che prevedono incentivi alle rinnovabili. Lo stato italiano ha obiettivi ben più ambiziosi, come testimoniato anche dai numerosi accordi internazionali siglati in questi ultimi anni. In particolare è un obiettivo strategico quello di accelerare sulla transizione energetica ed ecologica del sistema elettrico in Italia. Il fine sarebbe quello di creare un sistema elettrico decentrato alimentato con energie rinnovabili in modo da:

  • aumentare la nostra indipendenza energetica, soprattutto nei confronti di fornitori non affidabili come la Russia;
  • abbattere sensibilmente le emissioni di CO2 e facendo dei passi concreti e decisi verso la decarbonizzazione.

Non per niente, questi obiettivi sono anche quelli individuati dal PNRR che per perseguirli ha stanziato diversi fondi.

Incentivi Rinnovabili: Come funziona l’autoconsumo collettivo?

L’autoconsumo di energia è il fine per cui sono stati introdotti gli incentivi per le rinnovabili riguardanti le comunità energetiche. Questo concetto infatti prevede che i possessori di un impianto a fonti rinnovabili sfruttino l’energia che questo produce per soddisfare le proprie esigenze energetiche come alimentare i propri elettrodomestici.

L’autoconsumo collettivo, si base sempre sullo stesso principio anche se lo applica ad un gruppo di persone anziché al singolo possessore dell’impianto. In questo caso quindi tutti i soggetti che appartengono alla medesima collettività utilizzano l’energia autoprodotta dagli impianti F.E.R. condividendola attraverso la rete di distribuzione esistente.

Ma come funziona tutto ciò?

Niente di complesso, la realtà è più semplice di quanto ti possa immaginare. Ogni utente infatti disporrà di due contatori: uno che calcola l’energia consumata ed un altro che invece calcola quella immessa in rete. In questo modo sarà semplice risalire ai consumi ed alla produzione di ogni utenza remunerandola e quantificandone la spesa in maniera esatta.

Un esempio pratico di autoconsumo collettivo in condominio

Per capire come funzionano nella pratica gli incentivi per le rinnovabili che permettono l’autoconsumo collettivo all’interno di un condominio, abbiamo ritenuto opportuno spiegarlo con un esempio.

Poniamo il caso che un condominio decida di installare sul proprio tetto un impianto fotovoltaico di dimensioni adeguate. Grazie a questo impianto la palazzina potrebbe soddisfare le sue esigenze energetiche in modo da alimentare i consumi per le parti comuni dell’edificio. In sostanza, l’impianto fotovoltaico, permetterebbe ai condòdimini di non sostenere spese per quanto riguarda la luce delle scale, l’ascensore, le luci esterne ecc. Ma non solo. Se adeguatamente dimensionato, ed avendo a disposizione abbastanza superficie, l’impianto potrebbe anche coprire una parte del fabbisogno energetico dei singoli appartamenti. Potremo quindi ipotizzare una quota di autoconsumo del 60-65% con il stante 35-40% che andrebbe immesso nella rete elettrica nazionale.

In questo caso, il condominio potrà usufruire dei seguenti vantaggi ed incentivi per le rinnovabili:

  • Sconto in fattura del 50% per l’installazione dell’impianto fotovoltaico che contribuirebbe ad abbattere notevolmente il costo dell’investimento. In alternativa l’impianto potrebbe usufruire di altri incentivi fiscali come ad esempio il bonus ristrutturazione, o il Superbonus 110%.;
  • Risparmio in bolletta dal momento che i consumi elettrici risulterebbero notevolmente ridotti grazie all’energia prodotta dal fotovoltaico;
  • accesso alle tariffe incentivanti sul costo dell’energia prelevata dalla rete elettrica nazionale della durata di 20 anni. Sono queste tariffe ad essere in ultima analisi i veri e propri incentivi per le rinnovabili rivolti a comunità energetiche e gruppi di autoconsumo collettivo.

Incentivi per le rinovabili riguardanti del comunità energetiche

L’11 aprile 2022, il GSE ha aggiornato le regole per costituirsi in Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), ossia in associazioni di autoproduzione locale. E’ pertanto possibile inoltrare le domande per gli incentivi per le rinnovabili sotto forma di contributi ad esse riservati.

In particolare, sul sito del GSE sono indicati:

  • i requisiti,
  • le modalità di accesso,
  • lo schema di contratto
  • le tempistiche di erogazione di questi incentivi per le rinnovabili.

Al momento, la normativa che fa riferimento a questi incentivi per le rinnovabili è quella individuata dal decreto Milleproroghe 2020. Questo almeno fino alla pubblicazione dei Decreti Attuativi dei provvedimenti che recepiscono la direttiva europea RED II (previsti dal Dlgs 199/2021 di recepimento della direttiva 2018/2001/Ue).

E’ infatti il decreto Milleproroghe ad individuare le tariffe incentivanti per l’energia auto-consumata. Tali incentivi sono pari rispettivamente a:

  • 100 €/MWh per le configurazioni di autoconsumo collettivo;
  • 110 €/MWh per le comunità energetiche rinnovabili.

Il ruolo dell’Autoconsumo nel PNRR

Le comunità energetiche, lo ricordiamo, giocano un ruolo importante nella transizione green prevista dal PNRR che prevede investimenti mirati in tal senso. Tra questi investimenti rientrano infatti quelli per lo sviluppo delle comunità energetiche e dei sistemi di generazione distribuita con impianti di piccola taglia.

Lo stesso PNRR prevede inoltre, incentivi per le  Rinnovabili e per l’autoconsumo che ammontano a 2,2 miliardi di euro. Tali incentivi serviranno per il sostegno alle comunità energetiche e delle strutture collettive di autoproduzione, anche nei piccoli Comuni, sostenendo l’economia di aree a rischio di spopolamento.

Importante aggiornamento! Il Decreto Legge 11/2023 ha modificato le regole sulla cessione del credito d’imposta. Clicca qui per saperne di più.

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