Che cosa è il reddito energetico?

Che cosa è il reddito energetico?

Alla scoperta del Reddito Energetico: cosa è, come funziona e come accedervi

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Uno degli incentivi che più potrebbe portare gli italiani a scegliere di passare alle energie rinnovabili è il reddito energetico. D’altronde, come ben saprai, le energie rinnovabili sono sempre più al centro dell’agenda politica nazionale. Lo stato italiano sta infatti cercando di incentivarne la diffusione il più possibile anche attraverso incentivi come il Superbonus 110% o gli ecobonus.

Fra queste iniziative figura dunque il reddito energetico che vede l’impiego di 200 milioni di euro per l’incentivazione dell’utilizzo di pannelli fotovoltaici. Impianti che secondo il legislatore andrebbero installati prevalentemente sui tetti di abitazioni e condomini.

Questo incentivo è rivolto soprattutto alle classi meno abbienti dato che per potervi accedere è necessario rispettare dei precisi criteri ISEE. In questo modo si cerca di favorire anche chi normalmente avrebbe difficolta ad accedere a queste tecnologie.

Abbiamo quindi cercato di fare il punto sul Reddito Energetico qui di seguito insieme ai nostri esperti.

Cos’è il reddito energetico?

Il reddito energetico non è altro che la concessione di contributi regionali mirati ad acquisto e installazione di impianti di energia rinnovabile. Questi contributi sono rivolti sostanzialmente a coloro i quali non hanno la disponibilità economica per potersi permettere l’installazione di impianti a fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici.

Coloro che beneficiano dell’incentivo del reddito energetico sono obbligati a sottoscrivere una convenzione con il GSE (Gestore Servizi Energetici). Tale convenzione prevede l’attivazione del servizio di scambio sul posto dell’energia prodotta dagli impianti, ma non solo questo. Allo stesso tempo infatti è previsto che gli utenti si impegnino a cedere alla regione gli eventuali crediti maturati verso il GSE.

A questo punto forse è necessario anche spiegare brevemente il meccanismo dello Scambio sul Posto di cui parliamo qui. Questo non è altro che un meccanismo di compensazione tra l’energia prodotta e immessa in rete e quella prelevata dalla rete nazionale in un momento diverso da quello della produzione.

Il reddito energetico: introduzione, definizione e scopi

Il reddito energetico è stato introdotto a giugno 2020 con tanto di dichiarazioni entusiastiche dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

Al momento però l’attuazione della misura segue soprattutto le dinamiche regionali delle aree che per prime hanno creduto questa iniziativa. Uno dei pochi riferimenti a questa misura a carattere nazionale è la delibera Cipe n.7 del 17 marzo 2020. Al suo interno possiamo trovare la definizione del fondo nazionale del reddito energetico che riportiamo qui di seguito:

Il Fondo per le aree sottoutilizzate è denominato Fondo per lo sviluppo e la coesione — di seguito FSC — ed è finalizzato a dare unità programmatica e finanziaria all’insieme degli interventi aggiuntivi a finanziamento nazionale rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese.

L’introduzione del reddito energetico ha quindi un duplice scopo. Quello di favorire la diffusione delle energie pulite e rinnovabili è particolarmente evidente. Tuttavia, allo stesso tempo, la misura punta a diminuire la “povertà energetica”, in special modo nelle aree del Mezzogiorno.

Come funziona la misura?

Il reddito energetico dovrebbe implementare un circolo virtuoso che potrebbe coinvolgere politiche sociali, economiche e ambientali.

Ma come funziona questo circolo?

Abbiamo cercato di riportarlo in questi semplici punti basandoci sull’esperienza del comune di Porto Torres che nel 2018 ha avviato il primo progetto di reddito energetico creando la seguente procedura:

  1. L’ente amministrativo istituisce il fondo per l’acquisto degli impianti fotovoltaici. Dopodiché indice un bando di gara;
  2. Gli utenti vincitori del bando potranno accedere agli impianti grazie alle agevolazioni previste dal fondo;
  3. L’energia prodotta viene scambiata con la rete, includendo anche il contributo al GSE tramite lo scambio sul posto;
  4. I ricavi ottenuti dallo scambio di energia possono essere reinvestiti per aumentare il fondo per il reddito energetico, in un ciclo ideale che si ripete andando a formare un c.d. fondo rotativo.
  5. Nello stesso momento le famiglie che hanno installato gli impianti fotovoltaici risparmiano in bolletta grazie a quello che viene definito autoconsumo.

Reddito energetico: le soglie ISEE previste per accedervi

Per accedere alle agevolazioni del reddito energetico è necessario rientrare in determinate soglie di reddito ISEE. Tale requisito è stato introdotto proprio perché il provvedimento mira soprattutto a coinvolgere le fasce di popolazione meno abbienti. Sono queste infatti le fasce di persone che avrebbero più difficoltà ad effettuare investimenti per gli impianti ad energia rinnovabile.

In questo caso quindi il riferimento da prendere in considerazione è il regolamento regionale. Un riferimento che quindi varia da territorio a territorio. Ad esempio in Puglia non possono richiedere il reddito energetico utenti con un reddito ISEE superiore a € 20.000.

Il futuro del reddito energetico

Sono diversi gli approcci al reddito energetico. Punto comune di questi diversi approcci è l’esigenza di un riferimento centrale, che standardizzi le varie norme e scalini di accesso visto che le norme regionali potrebbero essere eccessivamente diverse tra di loro.

Un possibile appiglio è dato dal Piano per il Sud 2030, presentato dal Governo nel febbraio 2020. In particolare, nel documento è possibile leggere quali sono i risultati attesi da questo provvedimento:

Favorire la diffusione delle energie rinnovabili, attraverso l’aumento della generazione distribuita e degli impianti di piccola taglia finalizzati all’autoconsumo, con conseguente riduzione delle emissioni relative alla produzione energetica delle utenze domestiche, riducendo allo stesso tempo la “povertà energetica” delle fasce di popolazione meno abbienti del Mezzogiorno attraverso il risparmio in bolletta.

Fino a 8.500 euro per gli impianti

Al momento è la Puglia la regione più avanti sul reddito energetico.

C’è tempo ancora fino al 22 agosto per richiedere questo contributo che ammonta a un massimo di 6.000 euro (IVA inclusa).

Tale contributo è destinato a ciascun intervento di acquisto e installazione di impianti fotovoltaici o solari termo-fotovoltaici o microeolici. Di questi, il 20% può essere impiegato per prevedere, oltre ai predetti impianti, l’acquisto e l’installazione di impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria, da abbinare comunque ad uno degli impianti di produzione di energia elettrica suindicati.

Qualora il beneficiario fosse un condomino sono previsti dei contributi anche per i sistemi di accumulo. In totale quindi, il massimo ottenibile è 8.500 euro (IVA inclusa).

Precisiamo infine che il finanziamento non è cumulabile con altre agevolazioni. Vale a dire che non lo si può richiedere insieme ad altri aiuti di tipo comunitario, statale o regionale come il Superbonus o i bonus fotovoltaico 2023.

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